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Lavoratori ex-Eaton. Nessuna soluzione in vista.

pubblicato da il 13 Febbraio 2013


Molti interventi, molte riflessioni… ma nessuna soluzione in vista. Si potrebbe riassumere così la giornata di ieri che ha visto gli ex-lavoratori Eaton di Massa (250 ancora in cerca di occupazione) confrontarsi con istituzioni locali e candidati al Parlamento sul tema “Eaton, quale futuro ?” al Teatrino dei Servi. Dopo l’introduzione di Giovacchino Pitanti, ex Rsu della fabbrica, si sono succeduti gli interventi di molti esponenti politici tra cui il sindaco di Massa, Roberto Pucci, l’on. Andrea Rigoni, la capolista di Sel alla Camera Martina Nardi, il consigliere regionale della Federazione della Sinistra Paolo Marini. Molti spunti di riflessione, qualche accenno di autocritica – come ad esempio nell’intervento dell’Assessore Provinciale alle attività produttive Paolo Baldini – ma, come dett,o nessuna soluzione. Tutti hanno insistito sulla necessità che la proprietà dell’area, ancora in mano alla multinazionale Usa, venga acquisita dalla Regione, ma gli interventi hanno evidenziato anche che questo percorso avrà tempi lunghi e difficilmente potrà portare risposte occupazionali agli Ex-Eaton. Per i quali si pone invece il problema degli ammortizzatori sociali. A 4 anni dal licenziamento di tutte le maestranze (avvenuto il 9 ottobre 2008) e di fronte alla spending review che ha ridotto le risorse per la cassa integrazione e la mobilità in deroga non è chiaro per quanti lavoratori ci sarà un sostegno economico anche per il futuro. Nell’incontro pochi gli interventi degli ex-operai dello stabilimento massese. Oltre ai sindacalisti chi ha preso parola lo ha fatto soprattutto per esprimere la propria delusione nei confronti della politica, come Pietro Fabiani, che ha sottolineato la difficoltà anche a vivere la quotidianità fatta di bollette, Imu, tasse sui rifiuti, ecc. Una delusione, però, che non sembra poter trovare uno sbocco a breve e che ha fatto suonare il richiamo di Giovacchino Pitanti ai suoi colleghi, in apertura dei lavori, “a mantenere l’unità tra lavoratori” più come un auspicio che come una carta concreta da giocare da parte dei sindacati per riaprire la partita.